Home

From the blog

Lo standard di Giugno: Tangerine

Nessun commento home News

Tangerine nasce nel 1941 come canzone per il film The Fleet’s In, interpretata da Dorothy Lamour. La musica è firmata da Victor Schertzinger, ma è il testo di Johnny Mercer a dare quel tocco brillante e ironico che ha reso il brano popolare fin da subito.

Il titolo fa riferimento al nome di una donna, Tangerine, ma richiama anche i colori caldi degli agrumi e del Sud America. Il testo gioca su un’immagine esotica e ambigua di femminilità: seducente, sfuggente, sempre al centro dell’attenzione.Johnny Mercer raccontava di aver scritto il testo pensando a una donna che tutti guardano ma nessuno conosce davvero. Una tipa da California anni ’40: abbronzata, bella, inafferrabile.

La versione che ha reso famoso Tangerine è quella della Jimmy Dorsey Orchestra del 1942, con le voci di Bob Eberly e Helen O’Connell. Arrangiamento morbido, andatura latina, perfetto per i gusti del tempo. Fu un enorme successo commerciale e radiofonico.Tangerine entra nel repertorio jazz quando i musicisti iniziano a riscoprirne l’armonia aperta e la melodia flessibile. La struttura AABA con bridge modulante dà spazio a esplorazioni armoniche. Il tema ha qualcosa di ipnotico, ma il vero fascino sta nel contrasto tra leggerezza del testo e profondità musicale.

Quando Dexter Gordon registrò il suo Tangerine per la Prestige, veniva da un lungo soggiorno in Europa. Tornato in America, sembrava voler suonare ogni standard come fosse una confessione: il brano diventa un racconto malinconico, pieno di grazia e lentezza.In una serata a New York, si racconta che Bill Evans stesse improvvisando su Tangerine nel backstage, solo per sé. Non la incise mai , ma secondo chi era presente, fu una delle sue improvvisazioni più belle. Dexter Gordon, durante le registrazioni del suo album Tangerine, si fermò a metà take e disse:«È una melodia triste, anche se non sembra. Parla di ciò che perdi». Questo spirito si sente nel suo assolo.

Il brano è stato usato anche da Woody Allen nel film Radio Days (1987), proprio per evocare l’anima di quel periodo, romantico e malinconico allo stesso tempo.

Versioni iconiche

Dexter Gordon – Tangerine (1972)

Album omonimo. Una delle letture più toccanti. Dexter suona il tema quasi sottovoce, poi si apre in assoli pieni di spazio e swing. Registrata al suo ritorno negli USA dopo anni a Parigi e Copenaghen. È un brano che sembra parlare del tempo che passa.

Oscar Peterson

Più versioni nel corso degli anni (una con Ray Brown e Ed Thigpen). Peterson accelera tutto: melodia, armonia, ritmo. Una prova di forza pianistica ma senza perdere il tocco. È Tangerine rivista come puro virtuosismo.

Anita O’Day

Nel disco Anita (1955), con arrangiamenti di Buddy Bregman. La sua interpretazione ha un’ironia giocosa che si sposa bene con il testo. Fraseggio libero, swing vivace, interpretazione intelligente

Chet Baker (live)

Nei concerti europei degli anni ’80, Tangerine appare nel suo repertorio. Chet lo canta con voce rotta, stanca, ma vera. Suona anche il tema con la tromba, scarno, emozionante. È la versione più fragile, e per questo forse la più umana.

Tangerine è uno di quegli standard che non invecchiano. Sembra leggero, ma offre tanto a chi sa ascoltare. Dentro c’è swing, malinconia, ironia. Ogni musicista ci ha visto qualcosa di diverso: una donna, un ricordo, una fuga. E forse è proprio questo il segreto del suo fascino.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *