Il vostro trio è nato negli anni Settanta. Avete seguito l’evoluzione dei tempi e quanto hanno influito le nuove tecnologie nello sviluppo della vostra musica?
Dobbiamo stare al passo con l’evoluzione dei tempi e se non avessimo tenuto il passo saremmo rimasti indietro: e se non usassimo le nuove tecnologie, la nostra musica sarebbe stagnante.
Quali differenze riscontrate tra il pubblico brasiliano e quello europeo?
Il pubblico europeo è più abituato alla musica strumentale. Le radio la trasmettono in maggior misura. In Brasile predomina la musica con il cantante, anche se in Brasile abbiamo molta musica strumentale e abbiamo un pubblico fedele.
Ho letto che avete definito la vostra musica come samba doido (pazza). Perché?
In realtà, Crazy Samba non era la nostra definizione. Era la definizione forgiata da un critico musicale straniero che pensava di dover classificare la nostra musica in quel modo, perché era un samba totalmente originale suonata a modo nostro.
L’elettronica è molto importante per voi. Quanto pensate che abbia contribuito nel farvi conoscere da un pubblico più giovane?
Usiamo l’elettronica dagli anni Settanta. E gli scambi con i dj, il nuovo pubblico che veniva accompagnato anche dai genitori. Questa è stata la nostra formazione. Era un modo di pensare, e agire, avanzato all’epoca e che oggi, invece, è molto utilizzato.
Chi è stato l’artefice promotore del trio?
Abbiamo creato il gruppo insieme. Ci siamo piaciuti: in pratica, uno rincorreva l’altro. E così abbiamo iniziato a suonare nel 1968. Abbiamo deciso di provare e abbiamo iniziato a fare spettacoli; poi, improvvisamente ci siamo trovati in sala di registrazione.
Perché avete scelto come nome della band Azymuth?
Il nome viene fuori da una canzone che abbiamo registrato con Marcos Valle per la colonna sonora del film O Fabuloso Fitipaldi, nel 1973.
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